Secondo la tradizione popolare, la chiesa fu edificata per ottemperare ad un voto fatto alla Madonna nel 1133 dai bergamaschi perché proteggesse Bergamo dalla peste che si stava abbattendo sul Nord Italia. Il 15 agosto 1137 il Vescovo di Bergamo Gregorio benedisse la prima pietra della Basilica di S. Maria Maggiore, eretta sul sito di una preesistente chiesa dell'VIII secolo dedicata alla Vergine. Fu appositamente costituito il "Consorzio della Fabbrica" per la raccolta delle offerte e il progetto fu affidato a mastro Fredo.
Il grandioso Albero della vita, affrescato da un pittore anonimo tra il 1342 e il 1347 sulla parete meridionale del transetto della Basilica, è ispirato ad un prezioso opuscolo di alta spiritualità cristiana che ha esercitato una notevole influenza in campo teologico, letterario e artistico del Trecento. Il Lignum vitae è stato scritto da Bonaventura da Bagnoregio nel 1260 per accendere nei fedeli il “ripensamento” sulla vita di Cristo, per imprimere profondamente nella memoria il ricordo vivo di tutti i passi salienti dell’esistenza di Gesù.
Nel 1351-53, Giovanni da Campione intraprese l’adattamento gotico della basilica con la realizzazione in marmi policromi del portale verso piazza Vecchia a tre ordini architettonici sovrapposti.
Nel 1360 fu la volta del secondo portale, arricchito con formelle raffiguranti Cristo, gli Apostoli, immagini di Santi, oltre che con figure di manovali e lapicidi al lavoro; e nel 1367 il medesimo Giovanni da Campione, aiutato dal figlio, realizzò l’ultimo portalino nell’angolo di nord-est, con materiali più poveri e forme più dimesse.
Fu demolita una delle absidi per volontà del condottiero Bartolomeo Colleoni, per ricavare lo spazio destinato alla Cappella della propria sepoltura;
Giovan Francesco Capoferri, intarsiatore originario di Lovere, venne incaricato di approntare un nuovo coro per la chiesa civica della città. Soprintese ai lavori il Consorzio della Misericordia, che decise di far intarsiare i sedili della parte anteriore del coro, destinati ai religiosi, lasciando quelli dei laici, nella parte dietro all'altare, senza decorazione. Inoltre vennero previste quattro tarsie più grandi, per le estremità dei seggi verso la navata. All'inizio la committenza affidò la produzione dei cartoni per le tarsie a più artisti, ricevendo dal Lotto quello per un'Annunciazione, poi i responsabili stripularono patti con Lotto per tutte le tarsie che restavano da fare.
Tra il 1554 e il 1555, due dei figli di Capoferri, Zinino e Alfonso, porteranno a termine il grande coro bergamasco, con l'aggiunta del coro dei laici, a seguito della morte di Capoferri che morì nel 1534 a soli 37 anni, dopo aver completato il suo lavoro sui disegni di Lotto.
In seguito alle prescrizioni contenute in due relazioni di Pellegrino Pellegrini Tibaldi del 1576 e del 1580, iniziò la trasformazione interna della chiesa, con la soppressione di tutti gli altari laterali e di tutte le pitture a fresco. Il risultato di questa trasformazione coincide quasi alla lettera con quanto oggi si vede.
“La cappella della Comunità, chiesa è bellissima, grande, et bene ornata, imo adornatissima, sì de preti, altari, et la grandezza sua;
le porte magnifiche, alte, et de marmo lavorate; à un batisterio mirabellissimo, più che viti mai excelso e degno”
Marin Sanudo, 1483